Da inguaribile Romantica a Polilovers


Credo di aver vissuto un'infanzia felice, se non è stata del tutto felice, è stata certamente molto allegra, e anche spassosamente turbolenta. Io avevo un vantaggio su tutti i bambini che mi circondavano, avevo due famiglie. Se fossero state meno chiassose e poco numerose sarei certamente una persona più calma e serena, ma non lo erano affatto. Non potrei dire con certezza se le mie due famiglie fossero infelici; ero molto distratta, troppo impegnata a farmi apprezzare dalle persone che mi circondavano, dal mio fidanzato del momento o dalle mie amiche di sempre. 

Ma di una cosa sono certa, nelle mie due famiglie era opinione comune e diffusa che l’amore fosse una questione esclusiva e risolutiva tra due persone, le quali avrebbero trascorso insieme tutta la vita. A stento accettavano le separazioni e i cambiamenti; preferivano lamentarsi, litigare, disprezzarsi, tradirsi ma mai separare i loro destini uniti dal vincolo del matrimonio. Queste loro convinzioni provocarono in me una crisi profonda riguardo l’identità e la definizione dell’amore stesso. Col tempo generarono anche la mia totale incapacità di accettare che una relazione potesse giungere al termine mentre la vita continuava imperterrita il suo corso, ed alimentarono la mia instancabile forza di lottare senza sosta affinchè i rapporti tra due persone fossero sempre salvati. Da qui la conseguente incapacità a non accettare le relazioni prive d’amore. 

A mio malgrado, col tempo, credo di aver abbracciato la consapevolezza - tutta contemporanea - che nel corso della vita affronterò più relazioni forti, un susseguirsi di amori, uno accanto all’altro, che non perderanno ne di intensità, ne di fervore drammatico, pur accadendo contemporaneamente. Oggi vivo con la fervida certezza che nel corso della vita avrò più relazioni forti e accetto che l’amore sia una casa con tante stanze, non un loft minimalista.