Gli scarti di Alice

Alice si aggirava per casa tra cumuli di roba, macerie. Sapeva che era arrivato il momento, doveva disfarsi di tutta quella roba. Ma era nervosa. Sconcertata dal desiderio di voler lasciare andare tutto e dalla contemporanea consapevolezza di voler tenere ogni cosa, solo per gelosia e affetto. Dopo circa un’ora, seduta sull’enorme divano verde al centro della sala, fissava le macerie e si ripeteva: “Gli scarti sono come le cicatrici, se appartengono ad altri acquistano un fascino inspiegabile”. Bussarono alla porta e Alice disse di entrare. Un uomo alto e longilineo la fissava dalla porta di ingresso, suo marito Giovanni: “Comincio a portare la roba a casa di Marta, sono passato a vedere se erano pronte e non stavano più nella pelle. E’ esaltante sapere che un’amica vuole dare via tanta roba nuova che non usa piu’?”, “Si, già”. “E’ una gioia sapere che sia ha la possibilità di rovistare tra quelle vecchie cose per entrarne in possesso?”, “Già”. “Quale dolore, d’altro canto, pensare che un’amica indosserà quella maglietta che tu davi ormai per spacciata. Sarà un dolore perché indosso a lei apparirà diversa, nuova, come mai vista prima. Sarà un fastidio osservare come le starà bene quella gonna che reputavi oramai fuori moda o lontana dal tuo stile attuale.” Alice si alza dal divano per aiutarlo: “Si Giovanni, è però un piacere riconoscere che qualsiasi cosa può riacquistare un valore se dimenticata per un po’. Gli scarti sono come le cicatrici, se appartengono ad altri acquistano un fascino inspiegabile”.