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Visualizzazione dei post da dicembre, 2012

Decisioni Personali

E' una giornata fredda ma splende il sole. La pioggia fitta e leggera mi bagna. Cammino sul viale che fiancheggia il Policlinico Universitario. Oggi odio la pioggia, di norma mi piace. Stamane sono intollerante agli imprevisti e alle intemperie. Il mio passo è svelto, lo sento, come se non dipendesse da me. Mi affretto a cercare il numero civico 45. Lo vedo davanti a me, attaccato ad una porta a vetri, sporchi e consumati. La porta è aperta e do un'occhiata all'interno prima di varcare la soglia. A destra, una sala d'aspetto con poche sedie in plastica marrone, è semivuota. Mi assale un brivido di candida solitudine. A sinistra uno stanzino, con una piccola scrivania bianca e una sedia da ufficio blu, è vuoto. Che sensazione di decadente abbandono! Mi addentro nel corridoio, che finisce in un'altra stanza più vissuta. Qualcuno è seduto ad aspettare, con il volto stanco e spazientito. Un'obliteratrice, attaccata parzialmente al muro, emette un suono continuo e

Gli scarti di Alice

Alice si aggirava per casa tra cumuli di roba, macerie. Sapeva che era arrivato il momento, doveva disfarsi di tutta quella roba. Ma era nervosa. Sconcertata dal desiderio di voler lasciare andare tutto e dalla contemporanea consapevolezza di voler tenere ogni cosa, solo per gelosia e affetto. Dopo circa un’ora, seduta sull’enorme divano verde al centro della sala, fissava le macerie e si ripeteva: “Gli scarti sono come le cicatrici, se appartengono ad altri acquistano un fascino inspiegabile”. Bussarono alla porta e Alice disse di entrare. Un uomo alto e longilineo la fissava dalla porta di ingresso, suo marito Giovanni: “Comincio a portare la roba a casa di Marta, sono passato a vedere se erano pronte e non stavano più nella pelle. E’ esaltante sapere che un’amica vuole dare via tanta roba nuova che non usa piu’?”, “Si, già”. “E’ una gioia sapere che sia ha la possibilità di rovistare tra quelle vecchie cose per entrarne in possesso?”, “Già”. “Quale dolore, d’altro canto, pensare c

Words_ diary

Gli oggetti non sono schiavi, segnano il presente e decidono il futuro. Ci sono oggetti che cambiano le nostre abitudini, plagiano i nostri umori, si rendono indispensabili e influenzano direttamente la nostra vita. La moca, la forchetta, il calice…sono tra i tanti. Ma ci sono altri oggetti che invece vengono modificati dalle nostre abitudini e ne diventano specchio, finendo per rappresentare noi stessi agli occhi del mondo. Il Letto è l’oggetto che meglio rappresenta questa seconda categoria. Quando ero una bambina ricordo lo sdegno di mia madre per un letto disfatto alle 10 del mattino. Rientrava dalla casa della sua amica, nonché dirimpettaia, col viso contorto dalla vergogna. Era per lei inconcepibile, e sintomo di cattive abitudini, che i letti fossero ancora disfatti dopo il momento della colazione e all’ora in cui tutti gli abitanti della casa si apprestavano a svolgere le loro mansioni quotidiane per le strade del mondo. Quando mia madre non era in casa e noi evitavamo allegram